Le opere realizzate in questo arco di tempo sono generalmente di piccole dimensioni, indipendentemente dal materiale utilizzato: argilla, bronzo, marmo o avorio.
Queste opere si esprimono attraverso forme ancor prive di un linguaggio stilistico pienamente sviluppato.
Il contatto con le grandi sculture egiziane cambia radicalmente la produzione scultorea greca che, a partire dalla metà del VII secolo a.C., vede realizzate le prime sculture in pietra di dimensioni monumentali.
È verosimile che anche in epoche precedenti esistessero statue di culto, realizzate in legno e a grandezza naturale o superiore, ma non abbiamo testimonianze dirette della loro presenza.

Le statue in marmo ispirate ai modelli egiziani padroneggiano completamente la rappresentazione figurativa e il suo sviluppo nel corso dei secoli è ben rappresentato dal Kouros dell’Attica, databile attorno al 600 a.C.
Questa statua funeraria raffigura un giovane nudo, in posizione eretta, con il piede sinistro leggermente avanzato, in origine era colorata.
L'opera è concepita frontalmente, seguendo i modelli precedenti, con una costruzione ancora legata a schemi geometrici ma, rispetto alla rigidità delle statue egiziane, essa introduce un nuovo dinamismo con braccia e gambe che sembrano liberarsi dalla rigidità del marmo e suggeriscono la possibilità del movimento.
La forma è stilizzata ma trasmette con forza la presenza dell’essere umano senza diventarne ritratto e senza rappresentare una divinità, infatti, a differenza delle statue egiziane, non ha lo scopo di assicurare una vita oltre la morte.

È difficile determinare con certezza quali significati attribuissero i Greci a queste statue raffiguranti giovani in posizione eretta, molte delle quali erano destinate a riti funebri o offerte votive.
E' noto che l’aldilà non aveva un ruolo centrale nella loro visione del mondo e che le divinità venivano concepite a immagine dell’uomo, forse è per questo che la rappresentazione dell’essere umano non mirava a riprodurre un individuo reale, ma a proporne un’idealizzazione.

Il suo valore risiedeva nella bellezza eterna, capace di riflettere anche lo splendore divino. In questo modo, umano e divino si fondono in una relazione unica.
La forma così elaborata nel VII secolo rimarrà centrale in tutto il periodo arcaico.
Il Kroisos, risalente al 525 a.C., presenta la stessa struttura del kouros precedente, ma con una maggiore espressività.
Il rispetto da parte degli artisti greci delle regole proprie di ogni forma d’arte deriva dalla loro raffinata concezione estetica.
Sul basamento della statua si legge l’iscrizione: «Fermati e piangi davanti alla tomba di Kroisos, ucciso dall'impeto di Ares» mentre combatteva in prima linea. Anche in questo caso l’opera è dedicata al ricordo di un giovane caduto in battaglia, ma non è il suo ritratto. 


E' funeraria senza ritrarre