La tintura dei tessuti ha un'origine antica «l'uso di tingere i tessuti risale a un'epoca anteriore al 3.000 a.C.»1 e, anche se non è certa la paternità della scoperta avvenuta in tempi così antichi, si può certamente affermare che sono stati i Fenici a perfezionare l'arte tintoria dei tessuti.
I Fenici hanno costruito grande fortuna attraverso la loro abilità nella colorazione delle vesti, sono stati capaci infatti di arricchire le fibre tessili ottenendo colori splendenti e rari.
In passato i coloranti utilizzati per tingere le stoffe erano sempre di origine naturale.
Nella tecnica tintoria antica i coloranti più diffusi sono stati del colore rosso e di tutte le sue sfumature. Le tonalità presenti nella maggior parte delle preparazioni per tinture tessili sono state varietà di rossi.
I coloranti tessili rossi comprendono: il kermes (acido kermesico), la porpora, il blu indaco (indigotina) e il rosso robbia (alizarina e porporina) colore che veniva utilizzato in passato anche dai Romani per tingere le proprie vesti 2.
I coloranti naturali utilizzati in passato si possono dividere i coloranti di origine vegetale e coloranti di origine animale.
Un colorante di origine vegetale è l'alizarina che viene estratta dalla robbia comune o garanza. La robbia, o Rubia tinctorum, è una pianta erbacea che presenta fiori e frutti e nasconde l'alizarina, il suo colorante rosso intenso, nelle sue radici sotterranee.
Un colorante di origine animale che era piuttosto diffuso è il Kermes vermilio, si tratta di una piccola cocciniglia che vive sulla quercia.
Il vermiglio della quercia prima per diventare un colorante per tessuti dev'essere essiccato e polverizzato. Anche la porpora si annovera tra i coloranti di origine animale perché si estrae da un mollusco: il murice comune. Il color porpora, scoperto dai Fenici, comprende sfumature dal rosso al blu-viola.
- A. Zecchina, Alchimie nell'Arte, Zanichelli, Bologna, 2012. Pag. 75.
- Ibidem.
Qual è il colore più diffuso nelle vesti romane?