Nella seconda metà del Quattrocento si assiste ad un cambiamento significativo nella tecnica pittorica, si afferma infatti l’uso della pittura ad olio, in cui i pigmenti vengono mescolati con oli (come quello di papavero, di noce e soprattutto di lino) al posto del tuorlo e dell’albume d’uovo, che erano i leganti tipici della pittura a tempera.
Giorgio Vasari attribuisce l’invenzione di questa tecnica al pittore fiammingo Jan van Eyck, nato intorno al 1390, anche se è più probabile che sia stato lui a perfezionarla e a renderla più popolare, piuttosto che idearla. In realtà, riferimenti alla pittura a olio si trovano già in alcuni testi antichi, come quelli di Galeno, Vitruvio e Plinio il Vecchio, seppure in maniera frammentaria anche Cennino Cennini ne parla alla fine del Trecento nel suo Libro dell’Arte.1
Non si può però considerare la pittura ad olio come una tecnica esclusiva e distintiva del Rinascimento maturo.
Masaccio, per esempio, contemporaneo di van Eyck, ha impiegato sia l’olio che la tempera in alcune parti della Pala Colonna. Lo stesso vale per Piero della Francesca, che ha combinato le due tecniche nel Polittico della Misericordia e nel ritratto di Federico da Montefeltro.
Sandro Botticelli, sebbene autore di celebri opere del Rinascimento italiano, ha realizzato i suoi capolavori utilizzando principalmente la tempera, e non l’olio.
La tempera non scomparve bruscamente, ma conobbe un lento declino, tanto che anche artisti di grande rilievo come Michelangelo continuarono a farne uso. Per questo motivo, la tempera e la pittura a olio rimasero in uso parallelamente per un lungo periodo.
- A. Zecchina Alchimie nell'arte Zanichelli, Bologna, 2016. Pag. 99.
La pittura a tempera e la pittura ad olio si sono mai incontrate?